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Disturbo ossessivo-Compulsivo

Presentare un disturbo ossessivo compulsivo significa esibire rituali comportamentali e/o di pensiero che costituiscono una trappola psicologica dalla quale è difficile liberarsi. Essi possono arrivare a rendere la vita impossibile a chi ne soffre ma anche a chi gli sta accanto.
I rituali che la persona può mettere in atto risultano inevitabili ed irrefrenabili e possono essere eseguiti per prevenire o propiziare la propria realtà, oppure riparare agli effetti negativi di una nostra azione o pensiero. Queste sono le tre principali classi di rituali compulsivi ma che siano di pensiero o comportamentali nutrono il disturbo stesso, rendendo la persona schiava del meccanismo attraverso cui cerca di controllare la propria realtà.
Il disturbo ossessivo-compulsivo rappresenta, come nessun’altra patologia psichica e comportamentale, l’evoluzione di una condizione di sanità verso l’insanità apparentemente più assurda attraverso una logica stringente ma esasperata. Da un sano dubbio si può giungere al rituale patologico, dalla naturale reazione a un trauma alla compulsione, da una morale corretta alle torture inquisitorie, dalla ragione alla mania irragionevole, dalla prevenzione ai comportamenti fobici.
In altri casi lo scopo è prevenire o rimediare a qualcosa di indesiderato oppure cercare di prevedere il proprio futuro. Su questa base si strutturano le tre tipologie fondamentali del disturbo, che rappresentano l’espressione nella pratica compulsiva delle cinque motivazioni descritte; per ognuna delle possibilità si possono avere le tre variati espressive del disturbo. Tali meccanismi sono estremamente subdoli e possono ingannare chiunque, proprio per il loro fondamento logico.
L’ossessione compulsiva può insinuarsi nella mente in qualunque modo e sino a divorare completamente la sana ragionevolezza. Pertanto, l’unica forma possibile di prevenzione consiste nel prestare attenzione a quando un comportamento o un atteggiamento comincia a strutturarsi come inevitabile. L’inevitabilità e l’irrefrenabilità sono le prime condizioni di una compulsione; la terza è la ritualità, ossia quando un’azione o un pensiero stereotipato ci rassicurano o ci garantiscono l’effetto desiderato. Inoltre, dovremmo osservare quando il nostro bisogno di controllo, prevenendo o propiziando la nostra realtà, oppure rimediando agli effetti negativi delle nostre azioni e pensieri, si trasforma in una presenza costante e scomoda, che blocca le nostre sensazioni e ci impedisce di correre il rischio di sbagliare per imparare. Ma tutto questo richiede una capacità funambolica nella gestione di se stessi, degli altri e del mondo circostante.
Per quanto riguarda l’approccio strategico invece, il terapeuta utilizza stratagemmi terapeutici che mirano a creare esperienze emozionali correttive nelle percezioni, per poi far acquisire la capacità di gestione. In questo caso possiamo riassumere il concetto dicendo che “prima fa agire poi spiega” partendo dal presupposto che, come diceva Pascal, chi si persuade da solo lo fa prima e meglio! L’apprendimento dal punto di vista strategico risulta, quindi, più forte se prima il paziente sperimenta la possibilità di gestire il problema attraverso eventi casuali pianificati dal terapeuta.
La persona che sviluppa un DOC generalmente ed inizialmente utilizza il rituale per far fronte ad una situazione fobica dalla quale si vuole proteggere. Il rituale, creato attraverso un controllo di ciò che si teme, crea l’autoinganno nel paziente di essere tutelato. La ripetizione di tali azioni nel tempo consoliderà così il disturbo, divenuto perciò una trappola che imprigionerà la persona. Secondo l’ottica strategica una persona che presenta un DOC esibisce tre usuali tentate soluzioni che, pensando siano risolutive per il problema, in realtà lo alimentano e lo mantengono. Queste tentate soluzioni sono: strategia di evitamento di ciò che spaventa, richiesta di rassicurazione e aiuto, esecuzione di rituali preventivi, propiziatori e riparatori. L’intervento terapeutico si focalizzerà quindi sull’interruzione della messa in atto delle tentate soluzioni che mantengono il disagio nel paziente e nel sistema familiare.

Bibliografia

Dott. Andrea Pinna
Psicologo
Cagliari, Arbus

Ambiti d'intervento

Dott. Andrea Pinna

Psicologo

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Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Sardegna col n. 3070 dal 26/05/2018

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